Source: storico Notiziario di maggio 1 2023
Article by Sergio Porta
Era tempo che volevo fare questa mia personale esplorazione della “Grande Concentrazione” in
modo un po’ più sistematico. Mi è capitato di riferirmi con questo termine alla peculiare forma che
il potere ha assunto in questo tempo della nostra storia, caratterizzato da una accumulazione di
potere di dimensioni senza precedenti nelle mani di una ristrettissima élite di grandi imprese
multinazionali unificate da interessi convergenti e da una ideologia neoliberale estremista.
Mi concentro qui su una componente-chiave di questa élite: la rete delle partecipazioni azionarie
incrociate che ne costituisce l’infrastruttura finanziaria portante. L’occasione è costituita da un
recente fatto di cronaca che sta facendo molto clamore negli Stati Uniti in questi giorni: il
licenziamento da parte di Fox News di Tucker Carlson avvenuto Lunedì 24 Aprile su ordine diretto
di Rupert Murdoch [1]. Fox News è il canale televisivo via cavo dei conservatori americani, e
Tucker Carlson era la stella della squadra. Fox non gli ha permesso nemmeno di salutare il proprio
pubblico: licenziato con effetto immediato. Fine. Il Tucker Carlson Tonight show è un programma
di notizie e commenti in prima serata. Iniziato il 14 novembre 2016, è stato da subito un “crack”
eclissando in termini di ascolti il suo predecessore “On the Record”, di Greta Van Susteren. Nel
2020 superava il record di ascolti nella storia delle televisioni via cavo con oltre 4,3 milioni di
telespettatori di media giornaliera [2]. Appena dopo il suo licenziamento la media di ascolti della
prima serata di Fox News è caduta drammaticamente [3] mentre il valore del network ha perso in
poche ore 500 milioni di dollari, con un crollo delle azioni pari al 5,4% [4]. Insomma, Tucker
Carlson è un fuoriclasse, il Maradona delle news shows. La sua perdita è stata per Fox un disastro, o
meglio un suicidio sul piano industriale. Ed ecco la domanda: perché Fox a scelto di liberarsi del
suo fuoriclasse nel suo momento di maggior successo?
Questa domanda sta appassionando l’America [5], perché motivazioni ufficiali non ce ne sono da
parte di Fox, e a quanto pare nemmeno Carlson stesso ne ha certezza. Ci sono sul piatto accuse a
Carlson riguardo a: misoginia o dichiarazioni diffamatorie legate ad azioni legali milionarie ai danni
del network; diffusione di “conspiracy theories” o ideologie di estrema destra; critiche pubbliche
alla proprietà del network fino alla famiglia Murdoch stessa; essere segretamente disgustato da
Donald Trump; critiche dirette avverse agli interessi industriali degli inserzionisti pubblicitari;
posizioni politicamente scorrette come per esempio la supposta difesa dei promotori della rivolta di
Capitol Hill del 6 Gennaio 2021 e perfino – e qui ci facciamo il segno della croce – di Vladimir
Putin.
Avevo cominciato a seguire il Tucker Carlson Tonight show da poco. Sapevo che Fox è di proprietà
dei Murdoch e che è un tempio della destra americana più populista, ma Carlson è divertente e
decisamente politicamente scorretto. All’inizio ho pensato che prendesse atteggiamenti fintamente
provocatori per vellicare il pubblico televisivo senza però toccare i nervi scoperti del potere. Dovetti
presto ricredermi, e non ci volle molto. I suoi monologhi, i suoi ospiti, erano certamene “televisivi”,
ma colpivano i bersagli giusti e puntavano dritto alla giugulare. C’era da rimanere a bocca aperta.
Poi mi capitò di seguire Carlson nell’intervista che gli fece un mese fa Clayton Morris di Redacted
[6], per cui ho solida stima: capii che l’uomo, anche per vicissitudini personali, vive nel culto della
libertà di parola e della “verità” come missione individuale, prima che civile. Tucker Carlson è un
conservatore liberale americano tradizionale. In lui vive il mito dell’indipendenza personale insieme
con il comunitarismo ancestrale dei padri fondatori, l’ortodossia della libertà come fattore
identitario della storia americana, l’odio viscerale per ogni tipo di censura e una completa
avversione al compromesso interessato. Dagli schermi della Fox parlava con vera passione, ironia,
competenza, ogni sera, a milioni di americani, e lo faceva – piaccia o no – senza osservare
assolutamente alcun ordine di scuderia. A me piaceva.
Nel tempio del conservatorismo americano, fu il primo a intervistare pochi giorni fa Robert F
Kennedy jr poche ore dopo la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2024 degli Stati Uniti
per il partito democratico, in competizione con il presidente uscente Joe Biden. Scoperchiò
ripetutamente il pentolone dei vaccini anti-C***d e il cortocircuito mediatico tra Big-Pharma e
grandi media nazionali attraverso la colonizzazione pubblicitaria; non perdeva occasione per
esporre la grondante ipocrisia, le menzogne e la corruzione sistematica dell’amministrazione Biden
per esempio sulla guerra in Ucraina o sul cosiddetto Russia-gate, e la sua cinica contiguità con il
complesso industriale militare e d’intelligence. In particolare, esponeva in continuazione la corrotta
commistione tra interessi delle grandi aziende multinazionali e istituzioni e organizzazioni dello
stato, decodificando gli eventi in questa chiave, come nel caso della passaporto sanitario e della
Central Bank Digital Currency annunciata dalla FED americana. Scoprii che Carlson aveva un
pubblico niente affatto semplice da interpretare, che includeva per esempio una quota sorprendente
di “liberals” [6].
I più ingenui tra noi possono pensare che le cause del suo licenziamento, apparentemente
inspiegabile sul piano industriale/commerciale, siano questioni contingenti, personali o etiche,
molte delle quali sono elencate qui sopra. Io credo semplicemente che la sua collocazione politica
non fosse più compatibile con la radicalizzazione della lotta per il potere in America,
l’approssimarsi delle elezioni presidenziali e la natura esistenziale dello scontro geopolitico in atto
al livello internazionale. Credo che c’entrino ben poco gli interessi prettamente industriali degli
inserzionisti pubblicitari, inclusi quelli di Big Pharma, ma che il fatto segua una razionalit diversa
da quella industriale/commerciale.
E questo è il motivo principale del mio interesse per la vicenda: nel licenziamento di Carlson io
vedo l’ennesima dimostrazione, tra le più cristalline, dell’ipocrisia del cosiddetto neo-liberalismo
estremista neo-con, in realtà una versione tanto ipocrita del liberalismo da fare tranquillamente a
pezzi le leggi del mercato ogni volta questo torni utile ai piani del potere. Quali piani del potere? In
questo caso, Carlson è stato palesemente licenziato per motivi puramente politici: portava luce negli
scantinati della propaganda dei media “mainstream”, e lo faceva direttamente su questioni
essenziali della narrazione di regime. E questo, nemmeno a Maradona poteva essere perdonato.
Ho voluto quindi verificare che sussistessero le condizioni perché questa mia ipotesi fosse vera.
Non c’è voluto molto per scoprire infatti dietro questo fatto la firma divina della Grande
Concentrazione [7], il segno distintivo dell’onnipotenza del potere del nostro tempo. I dettagli alla
prossima puntata, che pubblicherò domani. O forse dopodomani. Non perdetevela, poi mi
ringrazierete…
[1] https://www.independent.co.uk/.../why-tucker-carlson...
[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Tucker_Carlson_Tonight#Ratings
[3] https://twitter.com/BGrueskin/status/1651922249241227266...
[4] https://www.dailymail.co.uk/.../Tucker-Carlsons-exit-Fox...
[5] https://www.independent.co.uk/.../why-was-tucker-carlson...
[6] https://www.youtube.com/watch?v=SI9OdnyvQew
[7] https://www.facebook.com/sergioporta64/posts/10160018722546749
UCKER CARLSON, MARADONA E LA GRANDE CONCENTRAZIONE: UNA FINESTRA
SULLA STRUTTURA DEL POTERE OGGI / 2
Nella prima parte di questo intervento, pubblicata ieri su questa bacheca FB, avevo introdotto il
caso del recente licenziamento di Tucker Carlson, il più importante “anchor” televisivo di notizie
degli Stati Uniti, da parte della sua rete Fox News. Avevo anche cercato di spiegare perché questo
caso mi interessa: in sostanza, mi ha dato l’opportunità di approfondire in modo minimamente
sistematico la questione della “Grande Concentrazione” che caratterizza la forma del potere
contemporaneo, e di farlo finalmente in modo molto pratico. Di portare un esempio di cosa significa
nei fatti, insomma, questa Grande Concentrazione, attraverso un caso emblematico. Un primo
passaggio essenziale per scoprire la “firma divina” della Grande Concentrazione in qualunque fatto
è indagare la struttura proprietaria delle aziende multinazionali coinvolte nel fatto stesso. Nell’era di
Internet, se ci si accontenta di un rapido sguardo, si tratta di un compito molto semplice.
Vediamo.
A chi appartiene quindi Fox News? Fox News è un brand di Fox Corporation. Fox Corporation fa
capo alla famiglia Murdoch e dal 2017 non contiene più il settore intrattenimento, dopo la
gigantesca cessione a Disney. È oggi una rete principalmente di informazione e sport. A chi
appartiene Fox, quindi? Ecco, andiamo per esempio su https://simplywall.st, e digitiamo nel campo
di ricerca il nome dell’azienda: “Fox”. Tra le opzioni disponibili in alto nello schermo scegliamo
“Ownership” (“proprietà”): scorriamo quindi verso il basso le informazioni varie che ci vengono
offerte sulla proprietà di Fox, e fermiamoci alla sezione 7.1 “Top Shareholders”, dove troviamo chi
detiene le azioni di Fox ordinate dal maggior azionista (in alto) al minore (in basso). Vediamo
quindi (fig. 1): al primo posto la Famiglia Murdoch: 19.12%; al secondo Blackrock: 10,63; al terzo
Dodge and Co: 9,7%; al quarto Vanguard: 9:41%; al quinto State Street: 3,95%, e a seguire altri con
quote minori. E qui abbiamo la prima conferma: la famiglia Murdoch detiene meno del 20% della
proprietà azionaria di Fox, mentre sotto di essa ci sono tre dei più grandi fondi di investimento
privati esistenti, BlackRock, Vanguard e State Street. Ma basta guardare i top shareholders di
BlackRock e State Street (figg. 2 e 3) per accorgersi che entrambe sono infatti controllate da…
Vanguard. In sostanza, Vanguard+, intendendo con questo nome Vanguard insieme alle sue
controllate, dispone di quasi il 24% del capitale azionario di Fox, il che la rende comodamente
azionista di maggioranza.
Bene, e se anche fosse? Che c’entra tutto questo con Tucker Carlson? Beh, almeno sappiamo che
Vanguard e compagni nella loro posizione di potere in Fox avevano l’opportunità di commettere il
delitto. Ma dove sta il movente? Dopo tutto Carlson non si occupava di investimenti finanziari. Lo
stesso 24 aprile, poche ore dopo la notizia del licenziamento di Carlson, Robert F Kennedy twitta
(fig.4): “Fox licenzia Tucker Carlson cinque giorni dopo che lui a superato la linea rossa,
riconoscendo che le reti televisive hanno spinto la diffusione di un vaccino mortale e inefficace per
favorire i propri inserzionisti pubblicitari di Big Pharma […]. Fox ha appena dimostrato il potere
terrificante di Big Pharma”. Ma no, non risulta proprio che Vanguard venda vaccini, no? No?
Eppure… Prendiamo la lista [1] delle dieci più grandi multinazionali del farmaco esistenti sul
pianeta Terra:
1. Pfizer - USA
2. Abbvie - USA
3. Johnson & Johnson - USA
4. Novartis - CH
5. Roche - CH
6. Bristol-Myers Squibb - USA
7. Merck & Co - USA
8. Astrazenica - UK
9. Sanofi - FR
10. GSK – UK
Prendiamo la prima della lista, Pfizer (fig. 5). Ecco i suoi top shareholders: Vanguard: 8,89%;
BlackRock: 7,85%; Capital Research: 5,69%; State Street: 5,03%. Quindi Vanguard+, incredibile a
dirsi, non solo controlla Fox (opportunità) ma ha anche il pieno controllo con quasi il 22% del
capitale azionario di Pfizer (movente). Pfizer è di gran lunga la più grande compagnia
internazionale del farmaco [2]; nel 2021 e 2022 ha totalizzato solo con i vaccini C***d intorno ai
35 miliardi di dollari di fatturato all’anno. Le proiezioni di Pfizer per 2023 sono di un calo del 33%
“mentre il mondo emerge dalla pandemia e la domanda per il suo prodotto di punta farmaco C**d
rallenta”. Forse, ecco, sì: Vanguard vende vaccini C**d, dopotutto.
Ma sarà solo un caso, infatti se guardiamo Abbvie (fig. 6)… ecco, se guardiamo Abbvie…:
Vanguard: 8,97%; BlackRock, 7,86%; Capital Research: 4,91%; State Street: 4,43%; JP Morgan:
2,72%. JP Morgan? Ho Paura… JP Morgan (fig. 7): Vanguard: 9:37%; BlackRock: 6,65%; State
Street: 4,43%; seguono azionisti minori. Va bene, d’accordo. Anche Abbvie è controllata da
Vanguard+, per distacco con il 24%... Lo stesso si potrebbe dire di una banca d’investimento come
Goldman Sachs: (Fig. 8 ).
Gesù. Ok, continuiamo pure: Johnson & Johnson (fig. 9). Aritanga… [3]: Vanguard: 9,44%;
BlackRock, 7,61%; State Street: 5,44%; seguono azionisti minori. Vince Vanguard+. A mani basse.
Novartis (fig. 10). Novartis non è americana, né inglese. È svizzera, ed è quotata sia a New York
che allo Swiss Market Index. Ebbene: JP Morgan: 12,87%; Sandoz: 4,25%; Vanguard: 3,95%; e
altre minori. Vince Vanguard+. Non direttamente, ma vince. Vanguard+ sembra dominare per
distacco nella anglosfera, meno su altre piazze.
Infatti guardiamo Roche (fig. 11), che è svizzera ed è quotata principalmente in svizzera: Vanguard
è solo quarta con il 3,61%, delle sue controllate c’è solo BlackRock al quinto posto con il 3,47%. In
totale fa un “misero” 7,08%, che comunque fa di Vanguard+ l’azionista di maggioranza anche di
Roche, seppur per un pelo. Occorre dire che qui sto facendo un esercizio superficiale, non ho nè il
tempo ne le competenze per approfondire i casi in cui la composizione degli azionisti non è nota in
prima battuta, e questo è il caso di Roche: Roche Foundation, Andreas Oeri, Andre Hoffmann che
occupano le prime tre posizioni, sono privati non quotati in borsa (Andreas Oeri è membro del
board of directors di Roche e Andre Hoffmann è il bis-nipote di Fritz Hoffmann che fondò la Roche
nel 1896).
Infatti, appena torniamo nell’anglosfera, ormai è come tornare a casa. Bristol-Myers Squibb (fig.
12): Vanguard: 9,66%; BlackRock: 8,22%; State Street: 4,41%; JP Morgan: 3,49%, eccetera.
Vanguard+ vince in solitudine sfiorando il 26%.
Merck & Co. (fig. 13): Vanguard, 8,95%; BlackRock: 8,46%; State Street: 4,65%; eccetera. Vince
facile Vanguard+ con oltre il 22%.
Astrazeneca (fig. 14): BlackRock: 9,08%; Capital Research: 6,99%; Vanguard: 4,09%; Wellington
3,98%; eccetera. Ora, BlackRock e Vanguard insieme fanno oltre il 13% e vincono già, ma qui
tocca iscrivere tra i Vanguard+, duole dirlo, anche Wellington. La storia delle relazioni societarie
tra Vanguard e Wellington [4] è vecchia di oltre mezzo secolo. Wellington ha oggi una forma
societaria cooperativa e appartiene ai suoi soci-lavoratori: “oggi Vanguard è il più importante
cliente di Wellington, e Wellington è la maggiore società di gestione di Vanguard, con grande
beneficio di entrambe le organizzazioni”. Quindi abbiamo Vanguard+ praticamente al 17%, e
buonanotte al secchio.
Sanofi (fig. 15) è francese ed è quotata principalmente a Parigi, ma le sue azioni sono anche
disponibili sul Nasdaq (Sati Uniti) come American Depositary Shares (ADS). Ok. Troviamo
BlackRock in terza posizione con 7,52%, e Vanguard in quinta con 3,38%. Insieme fanno il 10,9%,
che è comunque superiore al primo azionista in classifica, cioè L’Oreal con il 9:47%. Niente da
fare, vince ancora Vanguard+.
L’ultima delle dieci maggiori compagnie farmaceutiche del mondo è GSK (fig. 16), americana. Ma
che ve lo dico a fare: Dodge & Cox è in prima posizione con l’8,8%, ma poi abbiamo BlackRock a
ruota con l’8,3% e Vanguard terzo con 4,34%. In settima posizione abbiamo State Street con un
piccolo 1,7%, ma ogni piccolo accidente aiuta: Vanguard+ agilmente mette insieme un solido
14,34%.
Cari amici, sono sicuro che è stata dura arrivare fino qui, non si tratta di una lettura leggera.
Piuttosto noiosa infatti. Ma anche se è stato uno sguardo rapido e senza pretese, una cosa sembra
emergere al di là di ogni possibile dubbio. Partendo dal caso-Carlson, siamo finiti in un attimo in
una tela di ragno che onestamente desta una profonda impressione. Abbiamo capito che il datore di
lavoro di Carlson, Fox News, è controllato da una “famiglia” di poderosi fondi di investimento
americani attivi sul mercato internazionale uniti dalla mutua compartecipazione azionaria. In
particolare, abbiamo capito che in cima a questa famiglia, c’è Vanguard, che controlla le altre:
BlackRock, State Street, JP Morgan, Goldman Sachs e altre ancora. Abbiamo chiamato questa
famiglia Vanguard+.
Ebbene, abbiamo visto che Vanguard+ controlla a sua volta tutte le 10 maggiore compagnie
farmaceutiche del mondo. Sette su dieci di queste compagnie sono americane, e tutte sono quotate
in borsa. Questo è il mondo di Vanguard+, che esercita il controllo attraverso la proprietà della
maggioranza delle azioni di tutte queste compagnie. Tutte, nessuna esclusa. E di Fox, allo stesso
modo.
Ora, quando Tucker Carlson il 19 di Aprile se ne uscì con il suo fenomenale monologo [5] contro il
complesso mediatico-farmaceutico, collegandolo alla storia controversa dei laboratori biologici a
loro volta collegati al complesso militare americano in Ucraina e altrove, non andò contro i propri
inserzionisti pubblicitari, infatti Fox non aveva in quel momento alcun inserzionista di Big Pharma.
Andò però a toccare direttamente i proprietari di Fox, cioè dei suoi datori di lavoro. I quali sono – lo
abbiamo appena visto – anche i primi proprietari di tutte le dieci maggiori industrie farmaceutiche
del mondo.
Per maggiore disgrazia, Carlson finì il monologo con un passaggio in video del discorso di
candidatura alle presidenziali americane di Robert F Kennedy, pronunciato giusto poche ore prima.
Questo è ciò che RFK Jr disse in quel passaggio, riferendosi alla guerra in Ucraina e alle
responsabilità americane in essa: “Inizialmente ci è stato detto [da Joe Biden, SP] che l'obiettivo era
umanitario. Molti dei passi che abbiamo intrapreso in Ucraina sembrano indicare che il nostro
interesse è prolungare la guerra piuttosto che accorciarla, quindi se quelli sono i nostri obiettivi, di
avere un cambio di regime ed esaurire le forze dei russi, essi sono completamente antitetici a una
missione umanitaria”. Ma non è finita: ecco Carlson che visualizza un tweet dello stesso RFK che
denuncia il disastro della politica estera dell’amministrazione Biden: “Il collasso dell’influenza
americana sull’Arabia Saudita e l’alleanza del Regno Saudita con la Cina e l’Iran sono emblemi
dolorosi del completo fallimento della strategia neo-con, volta a mantenere l’egemonia americana
globale attraverso proiezioni aggressive della nostra forza militare. La Cina ha rimpiazzato l’impero
americano con l’intelligente proiezione, all’opposto, del suo potere economico. Nel decennio
appena trascorso il nostro Paese ha speso trilioni di dollari per bombardare strade, porti, ponti e
aeroporti: la Cina ha speso la stessa cifra per costruire quelle stesse cose in tutti i paesi in via di
sviluppo. La guerra in Ucraina è il collasso finale della breve vita del ‘secolo americano’ dei neo-
con”.
Ora, capite bene che nelle parole di Robert F Kennedy c’è dentro tutto. C’è il disastro pandemico e
la ciclopica corruzione dei vaccini, ma c’è anche la guerra americana per procura in Ucraina, la fine
dell’egemonia del petro-dollaro come valuta di riserva mondiale, il declino industriale dell’America
insieme alla fine della sua eccezionalità sul fronte energetico, e specialmente la connessione
indissolubile tra il governo neo-con di Biden, il complesso industriale/militare e di intelligence e
l’elite transanzionale a trazione finanziaria. Ci sono almeno vent’anni di infiltrazioni, corruzioni,
guerre, destabilizzazioni, colpi di stato, massacri e assassinii, milioni di rifugiati, crimini di guerra e
crimini contro la legge internazionale e la carta dell’ONU, da parte degli Stati Uniti. Tutto questo è
il potere neo-con di Joe Biden e contro tutto questo Robert F Kennedy si candida alla presidenza
degli Stati Uniti.
Ma che centra con Tucker Carlson? D’accordo, Vanguard+ controlla Fox e Big Pharma. Ma, per
quanto enorme, si tratta di un conglomerato di potere che ha i suoi limiti, no? Ormai lo avete capito
che non è così, e che la realtà supera qui la più fervida delle immaginazioni. Fate attenzione: se lo
stesso esercizio che ho appena applicato alle dieci maggiori industrie mondiali del settore
farmaceutico, lo riapplico identicamente per i settori industriali di: armi; informazione e media;
tecnologie elettroniche; cibo; energia e banche, troverò quanto segue [6]: Vanguard+ controlla allo
stesso modo quasi tutte le maggiori industrie di tutti questi settori-chiave [7].
Ora fate un respiro e rileggete l’ultimo periodo. Emerge questo: la colossale forza politico-
finanziaria delle maggiori multinazionali del farmaco (Pfizer, Johnson & Johnson, Astrazeneca…),
e della guerra (Lockheed, Ratheyon, Boeing…), cioè dei due più ricchi mercati del pianeta, è nelle
mani di Vanguard+. Non solo. Sono nelle stesse mani le altre industrie chiave come quelle
dell’elettronica (Apple, Microsoft, Google, Amazon, Facebook, Samsung…) e del cibo (Pespi,
Coca Cola, Nestlé…), e lo sono le maggiori industrie delle notizie, dei media e dell’intrattenimento
(Netflix, Disney, Paramount, AT&T, Fox…). E lo sono le maggiori banche del mondo, fatta
eccezione per quelle cinesi che perlopiù appartengono allo stato. Siccome non ci credete, e fate
bene, controllate voi stessi [8].
Capite bene che i nervi scoperti toccati da Tucker Carlson conducono agli interessi globali
dell’intero conglomerato industriale multinazionale dell’occidente, ben oltre la questione del ricatto
pubblicitario. Ma non è solo Carlson, ovviamente: ora capite bene perché Youtube stia facendo
pulizia delle conferenze e delle interviste passate di Robert F Kennedy, che avevano milioni di
visualizzazioni [9]: Youtube appartiene a Google, che appartiene a Alphabet, che appartiene a
Vanguard+. I liberal neo-con non riescono proprio a trattenere il proprio impeto verso l’inclusività e
la difesa delle minoranze. È più forte di loro.
E ora fate un altro profondo respiro. Sono sicuro che ne avrete bisogno, perché ho un’ultima cosa
per voi. Se esiste questa famiglia di grandi fondi d’investimento, e se abbiamo agevolmente
dimostrato che essi non sono in competizione tra loro perché tutti controllati da uno di essi,
Vanguard, la domanda che ne segue è: chi controlla Vanguard? La risposta è che… non lo
sappiamo. Vanguard, ecco, non è quotata in borsa. Formalmente non è proprietà degli azionisti, ma
dei propri clienti, cioè dagli investitori che usano i propri servizi. La verità è che chi ha in mano la
compagnia privata che possiede l’intero mondo attraverso la più gigantesca rete di controllo
proprietario che la storia abbia mai conosciuto, dotata di disponibilità finanziarie, informative,
tecnologiche, politiche, militari, di intelligence e potenzialmente criminali letteralmente illimitate…
nessuno lo sa.
Quello che sappiamo è che Vanguard fu fondata nel 1975, ha sede a Filadelfia negli Stati Uniti, e
che (fig. 17) il suo portafoglio di assets prese veramente il volo solo dopo il 2005, per raggiungere
nel 2022 un valore complessivo superiore agli 8 trilioni di dollari, cioè $8.100.000.000.000
(ottomila e cento miliardi di dollari). È questo il mondo in cui l’élite transnazionale dispiega le
proprie strategie, ed è questo – quello di Vanguard+ – il mondo che sta crollando in pezzi per le
ripetute crisi finanziarie globali. L’ultima di queste crisi, la “crisi dei repo” del Settembre 2019, ha
causato una catena di disperate mosse contro-agoniche da parte delle élite, di cui la gestione
lockdown/vaccinale della pandemia e la guerra per procura in Ucraina sono certamente parte
integrante [10]. Basta guardare chi fu l’organizzazione che dettò i tempi e i modi della strategia
finanziaria contro-agonica in quel frangente: ebbene sì, BlackRock, cioè Vanguard+ [11].
E ora, ditemi che il problema è il fascismo strisciante ma “eterno” di Meloni [12] o i teatrini festivi
di Bassetti-Crisanti-Pregliasco [13].
[1] https://www.proclinical.com/.../who-are-the-top-10-pharma...
[2] https://www.cnbc.com/.../the-covid-pandemic-drives...
[3] https://www.youtube.com/watch?v=W_CSPBd6WsY
[4] https://www.institutionalinvestor.com/.../The-Inside....
[5] https://www.youtube.com/watch?v=t9eN19qkZRk
[6] Vanguard+ non è semplicemente una rete di controllo proprietario, evidentemente. Possiamo
immaginarla come un conglomerato di interessi dotato tecnicamente di un coordinamento centrale.
Nei tecnologici, in Apple per esempio, compare Berkshire Hathaway (fig. 18). Si tratta di un altro
colossale fondo di investimento americano, diretto da Warren Buffett che detiene personalmente la
maggioranza delle azioni (15,62%) ma è comunque molto vicino a Vanguard+: Vanguard,
BlackRock e State Street insieme seguono a ruota (14,62%). Nei media, compare Reuters. Reuters
appartiene storicamente alla Woodbridge Company che tuttora ne detiene la gran parte del
pacchetto azionario (68,99%). Vanguard non la controlla in termini di proprietà azionaria, ma è
tuttavia presente con un buon “cip” pari al 1,19%. Ma non c’è iniziativa di manipolazione cognitiva
e propaganda mediatica cui Reuters non partecipi pienamente con tutta la sua (notevole) forza. Per
esempio nel triangolo “Trusted News Initiative/First Draft/Reuters Institute for the Study of
Journalism” contro la “disinformazione C***d (https://www.bbc.com/.../trusted-news-initiative-
vaccine...; https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/.../how...; https://firstdraftnews.org/about/ and
https://firstdraftnews.org/.../coronavirus-resources-for.../
[7] Le poche eccezioni, dell’ordine del 10% delle 70 organizzazioni analizzate, sono industrie di
stato (tipicamente cinesi), industrie quotate non nell’anglosfera, o industrie familiari non quotate in
borsa.
[8] Per facilitare il lavoro, vi ho raccolto le informazioni già elaborate nel pacchetto che potete
scaricare qui: https://www.dropbox.com/.../APPENDICE%20a_Tucker...
[9] https://www.youtube.com/watch?v=Eg3i3uZo4Q8&t=225s
[10] https://www.lafionda.org/.../capitalismo-senile-e.../
[11] https://www.lafionda.org/.../paradigma-covid-collasso.../
[12] https://www.repubblica.it/.../fascismo_meloni_europa.../
[13] https://www.youtube.com/watch?v=rLzRGIaoYMw
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