Sunday 30 July 2023

Grande concentrazione di potere by Sergio Porta

Source: storico Notiziario di maggio 1 2023

Article by Sergio Porta

Era tempo che volevo fare questa mia personale esplorazione della “Grande Concentrazione” in 

modo un po’ più sistematico. Mi è capitato di riferirmi con questo termine alla peculiare forma che 

il potere ha assunto in questo tempo della nostra storia, caratterizzato da una accumulazione di 

potere di dimensioni senza precedenti nelle mani di una ristrettissima élite di grandi imprese 

multinazionali unificate da interessi convergenti e da una ideologia neoliberale estremista.  

Mi concentro qui su una componente-chiave di questa élite: la rete delle partecipazioni azionarie 

incrociate che ne costituisce l’infrastruttura finanziaria portante. L’occasione è costituita da un 

recente fatto di cronaca che sta facendo molto clamore negli Stati Uniti in questi giorni: il 

licenziamento da parte di Fox News di Tucker Carlson avvenuto Lunedì 24 Aprile su ordine diretto 

di Rupert Murdoch [1]. Fox News è il canale televisivo via cavo dei conservatori americani, e 

Tucker Carlson era la stella della squadra. Fox non gli ha permesso nemmeno di salutare il proprio 

pubblico: licenziato con effetto immediato. Fine. Il Tucker Carlson Tonight show è un programma 

di notizie e commenti in prima serata. Iniziato il 14 novembre 2016, è stato da subito un “crack” 

eclissando in termini di ascolti il suo predecessore “On the Record”, di Greta Van Susteren. Nel 

2020 superava il record di ascolti nella storia delle televisioni via cavo con oltre 4,3 milioni di 

telespettatori di media giornaliera [2]. Appena dopo il suo licenziamento la media di ascolti della 

prima serata di Fox News è caduta drammaticamente [3] mentre il valore del network ha perso in 

poche ore 500 milioni di dollari, con un crollo delle azioni pari al 5,4% [4]. Insomma, Tucker 

Carlson è un fuoriclasse, il Maradona delle news shows. La sua perdita è stata per Fox un disastro, o 

meglio un suicidio sul piano industriale. Ed ecco la domanda: perché Fox a scelto di liberarsi del 

suo fuoriclasse nel suo momento di maggior successo? 

Questa domanda sta appassionando l’America [5], perché motivazioni ufficiali non ce ne sono da 

parte di Fox, e a quanto pare nemmeno Carlson stesso ne ha certezza. Ci sono sul piatto accuse a 

Carlson riguardo a: misoginia o dichiarazioni diffamatorie legate ad azioni legali milionarie ai danni 

del network; diffusione di “conspiracy theories” o ideologie di estrema destra; critiche pubbliche 

alla proprietà del network fino alla famiglia Murdoch stessa; essere segretamente disgustato da 

Donald Trump; critiche dirette avverse agli interessi industriali degli inserzionisti pubblicitari; 

posizioni politicamente scorrette come per esempio la supposta difesa dei promotori della rivolta di 

Capitol Hill del 6 Gennaio 2021 e perfino – e qui ci facciamo il segno della croce – di Vladimir 

Putin.  

Avevo cominciato a seguire il Tucker Carlson Tonight show da poco. Sapevo che Fox è di proprietà 

dei Murdoch e che è un tempio della destra americana più populista, ma Carlson è divertente e 

decisamente politicamente scorretto. All’inizio ho pensato che prendesse atteggiamenti fintamente 

provocatori per vellicare il pubblico televisivo senza però toccare i nervi scoperti del potere. Dovetti 

presto ricredermi, e non ci volle molto. I suoi monologhi, i suoi ospiti, erano certamene “televisivi”, 

ma colpivano i bersagli giusti e puntavano dritto alla giugulare. C’era da rimanere a bocca aperta. 

Poi mi capitò di seguire Carlson nell’intervista che gli fece un mese fa Clayton Morris di Redacted 

[6], per cui ho solida stima: capii che l’uomo, anche per vicissitudini personali, vive nel culto della 

libertà di parola e della “verità” come missione individuale, prima che civile. Tucker Carlson è un 

conservatore liberale americano tradizionale. In lui vive il mito dell’indipendenza personale insieme 

con il comunitarismo ancestrale dei padri fondatori, l’ortodossia della libertà come fattore 

identitario della storia americana, l’odio viscerale per ogni tipo di censura e una completa 

avversione al compromesso interessato. Dagli schermi della Fox parlava con vera passione, ironia, 

competenza, ogni sera, a milioni di americani, e lo faceva – piaccia o no – senza osservare 

assolutamente alcun ordine di scuderia. A me piaceva. 

Nel tempio del conservatorismo americano, fu il primo a intervistare pochi giorni fa Robert F 

Kennedy jr poche ore dopo la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2024 degli Stati Uniti 

per il partito democratico, in competizione con il presidente uscente Joe Biden. Scoperchiò 

ripetutamente il pentolone dei vaccini anti-C***d e il cortocircuito mediatico tra Big-Pharma e 

grandi media nazionali attraverso la colonizzazione pubblicitaria; non perdeva occasione per 

esporre la grondante ipocrisia, le menzogne e la corruzione sistematica dell’amministrazione Biden 

per esempio sulla guerra in Ucraina o sul cosiddetto Russia-gate, e la sua cinica contiguità con il 

complesso industriale militare e d’intelligence. In particolare, esponeva in continuazione la corrotta 

commistione tra interessi delle grandi aziende multinazionali e istituzioni e organizzazioni dello 

stato, decodificando gli eventi in questa chiave, come nel caso della passaporto sanitario e della 

Central Bank Digital Currency annunciata dalla FED americana. Scoprii che Carlson aveva un 

pubblico niente affatto semplice da interpretare, che includeva per esempio una quota sorprendente 

di “liberals” [6]. 

I più ingenui tra noi possono pensare che le cause del suo licenziamento, apparentemente 

inspiegabile sul piano industriale/commerciale, siano questioni contingenti, personali o etiche, 

molte delle quali sono elencate qui sopra. Io credo semplicemente che la sua collocazione politica 

non fosse più compatibile con la radicalizzazione della lotta per il potere in America, 

l’approssimarsi delle elezioni presidenziali e la natura esistenziale dello scontro geopolitico in atto 

al livello internazionale. Credo che c’entrino ben poco gli interessi prettamente industriali degli 

inserzionisti pubblicitari, inclusi quelli di Big Pharma, ma che il fatto segua una razionalit diversa 

da quella industriale/commerciale.  

E questo è il motivo principale del mio interesse per la vicenda: nel licenziamento di Carlson io 

vedo l’ennesima dimostrazione, tra le più cristalline, dell’ipocrisia del cosiddetto neo-liberalismo 

estremista neo-con, in realtà una versione tanto ipocrita del liberalismo da fare tranquillamente a 

pezzi le leggi del mercato ogni volta questo torni utile ai piani del potere. Quali piani del potere? In 

questo caso, Carlson è stato palesemente licenziato per motivi puramente politici: portava luce negli 

scantinati della propaganda dei media “mainstream”, e lo faceva direttamente su questioni 

essenziali della narrazione di regime. E questo, nemmeno a Maradona poteva essere perdonato.  

Ho voluto quindi verificare che sussistessero le condizioni perché questa mia ipotesi fosse vera. 

Non c’è voluto molto per scoprire infatti dietro questo fatto la firma divina della Grande 

Concentrazione [7], il segno distintivo dell’onnipotenza del potere del nostro tempo. I dettagli alla 

prossima puntata, che pubblicherò domani. O forse dopodomani. Non perdetevela, poi mi 

ringrazierete… 

[1] https://www.independent.co.uk/.../why-tucker-carlson... 

[2] https://en.wikipedia.org/wiki/Tucker_Carlson_Tonight#Ratings 

[3] https://twitter.com/BGrueskin/status/1651922249241227266... 

[4] https://www.dailymail.co.uk/.../Tucker-Carlsons-exit-Fox... 

[5] https://www.independent.co.uk/.../why-was-tucker-carlson... 

[6] https://www.youtube.com/watch?v=SI9OdnyvQew 

[7] https://www.facebook.com/sergioporta64/posts/10160018722546749 

UCKER CARLSON, MARADONA E LA GRANDE CONCENTRAZIONE: UNA FINESTRA 

SULLA STRUTTURA DEL POTERE OGGI / 2 

Nella prima parte di questo intervento, pubblicata ieri su questa bacheca FB, avevo introdotto il 

caso del recente licenziamento di Tucker Carlson, il più importante “anchor” televisivo di notizie 

degli Stati Uniti, da parte della sua rete Fox News. Avevo anche cercato di spiegare perché questo 

caso mi interessa: in sostanza, mi ha dato l’opportunità di approfondire in modo minimamente 

sistematico la questione della “Grande Concentrazione” che caratterizza la forma del potere 

contemporaneo, e di farlo finalmente in modo molto pratico. Di portare un esempio di cosa significa 

nei fatti, insomma, questa Grande Concentrazione, attraverso un caso emblematico. Un primo 

passaggio essenziale per scoprire la “firma divina” della Grande Concentrazione in qualunque fatto 

è indagare la struttura proprietaria delle aziende multinazionali coinvolte nel fatto stesso. Nell’era di 

Internet, se ci si accontenta di un rapido sguardo, si tratta di un compito molto semplice.  

Vediamo.  

A chi appartiene quindi Fox News? Fox News è un brand di Fox Corporation. Fox Corporation fa 

capo alla famiglia Murdoch e dal 2017 non contiene più il settore intrattenimento, dopo la 

gigantesca cessione a Disney. È oggi una rete principalmente di informazione e sport. A chi 

appartiene Fox, quindi? Ecco, andiamo per esempio su https://simplywall.st, e digitiamo nel campo 

di ricerca il nome dell’azienda: “Fox”. Tra le opzioni disponibili in alto nello schermo scegliamo 

“Ownership” (“proprietà”): scorriamo quindi verso il basso le informazioni varie che ci vengono 

offerte sulla proprietà di Fox, e fermiamoci alla sezione 7.1 “Top Shareholders”, dove troviamo chi 

detiene le azioni di Fox ordinate dal maggior azionista (in alto) al minore (in basso). Vediamo 

quindi (fig. 1): al primo posto la Famiglia Murdoch: 19.12%; al secondo Blackrock: 10,63; al terzo 

Dodge and Co: 9,7%; al quarto Vanguard: 9:41%; al quinto State Street: 3,95%, e a seguire altri con 

quote minori. E qui abbiamo la prima conferma: la famiglia Murdoch detiene meno del 20% della 

proprietà azionaria di Fox, mentre sotto di essa ci sono tre dei più grandi fondi di investimento 

privati esistenti, BlackRock, Vanguard e State Street. Ma basta guardare i top shareholders di 

BlackRock e State Street (figg. 2 e 3) per accorgersi che entrambe sono infatti controllate da… 

Vanguard. In sostanza, Vanguard+, intendendo con questo nome Vanguard insieme alle sue 

controllate, dispone di quasi il 24% del capitale azionario di Fox, il che la rende comodamente 

azionista di maggioranza. 

Bene, e se anche fosse? Che c’entra tutto questo con Tucker Carlson? Beh, almeno sappiamo che 

Vanguard e compagni nella loro posizione di potere in Fox avevano l’opportunità di commettere il 

delitto. Ma dove sta il movente? Dopo tutto Carlson non si occupava di investimenti finanziari. Lo 

stesso 24 aprile, poche ore dopo la notizia del licenziamento di Carlson, Robert F Kennedy twitta 

(fig.4): “Fox licenzia Tucker Carlson cinque giorni dopo che lui a superato la linea rossa, 

riconoscendo che le reti televisive hanno spinto la diffusione di un vaccino mortale e inefficace per 

favorire i propri inserzionisti pubblicitari di Big Pharma […]. Fox ha appena dimostrato il potere 

terrificante di Big Pharma”. Ma no, non risulta proprio che Vanguard venda vaccini, no? No? 

Eppure… Prendiamo la lista [1] delle dieci più grandi multinazionali del farmaco esistenti sul 

pianeta Terra:  

1. Pfizer - USA 

2. Abbvie - USA 

3. Johnson & Johnson - USA 

4. Novartis - CH 

5. Roche - CH 

6. Bristol-Myers Squibb - USA 

7. Merck & Co - USA 

8. Astrazenica - UK 

9. Sanofi - FR 

10. GSK – UK 

Prendiamo la prima della lista, Pfizer (fig. 5). Ecco i suoi top shareholders: Vanguard: 8,89%; 

BlackRock: 7,85%; Capital Research: 5,69%; State Street: 5,03%. Quindi Vanguard+, incredibile a 

dirsi, non solo controlla Fox (opportunità) ma ha anche il pieno controllo con quasi il 22% del 

capitale azionario di Pfizer (movente). Pfizer è di gran lunga la più grande compagnia 

internazionale del farmaco [2]; nel 2021 e 2022 ha totalizzato solo con i vaccini C***d intorno ai 

35 miliardi di dollari di fatturato all’anno. Le proiezioni di Pfizer per 2023 sono di un calo del 33% 

“mentre il mondo emerge dalla pandemia e la domanda per il suo prodotto di punta farmaco C**d 

rallenta”. Forse, ecco, sì: Vanguard vende vaccini C**d, dopotutto. 

Ma sarà solo un caso, infatti se guardiamo Abbvie (fig. 6)… ecco, se guardiamo Abbvie…: 

Vanguard: 8,97%; BlackRock, 7,86%; Capital Research: 4,91%; State Street: 4,43%; JP Morgan: 

2,72%. JP Morgan? Ho Paura… JP Morgan (fig. 7): Vanguard: 9:37%; BlackRock: 6,65%; State 

Street: 4,43%; seguono azionisti minori. Va bene, d’accordo. Anche Abbvie è controllata da 

Vanguard+, per distacco con il 24%... Lo stesso si potrebbe dire di una banca d’investimento come 

Goldman Sachs: (Fig. 8 ). 

Gesù. Ok, continuiamo pure: Johnson & Johnson (fig. 9). Aritanga… [3]: Vanguard: 9,44%; 

BlackRock, 7,61%; State Street: 5,44%; seguono azionisti minori. Vince Vanguard+. A mani basse. 

Novartis (fig. 10). Novartis non è americana, né inglese. È svizzera, ed è quotata sia a New York 

che allo Swiss Market Index. Ebbene: JP Morgan: 12,87%; Sandoz: 4,25%; Vanguard: 3,95%; e 

altre minori. Vince Vanguard+. Non direttamente, ma vince. Vanguard+ sembra dominare per 

distacco nella anglosfera, meno su altre piazze. 

Infatti guardiamo Roche (fig. 11), che è svizzera ed è quotata principalmente in svizzera: Vanguard 

è solo quarta con il 3,61%, delle sue controllate c’è solo BlackRock al quinto posto con il 3,47%. In 

totale fa un “misero” 7,08%, che comunque fa di Vanguard+ l’azionista di maggioranza anche di 

Roche, seppur per un pelo. Occorre dire che qui sto facendo un esercizio superficiale, non ho nè il 

tempo ne le competenze per approfondire i casi in cui la composizione degli azionisti non è nota in 

prima battuta, e questo è il caso di Roche: Roche Foundation, Andreas Oeri, Andre Hoffmann che 

occupano le prime tre posizioni, sono privati non quotati in borsa (Andreas Oeri è membro del 

board of directors di Roche e Andre Hoffmann è il bis-nipote di Fritz Hoffmann che fondò la Roche 

nel 1896). 

Infatti, appena torniamo nell’anglosfera, ormai è come tornare a casa. Bristol-Myers Squibb (fig. 

12): Vanguard: 9,66%; BlackRock: 8,22%; State Street: 4,41%; JP Morgan: 3,49%, eccetera. 

Vanguard+ vince in solitudine sfiorando il 26%.  

Merck & Co. (fig. 13): Vanguard, 8,95%; BlackRock: 8,46%; State Street: 4,65%; eccetera. Vince 

facile Vanguard+ con oltre il 22%. 

Astrazeneca (fig. 14): BlackRock: 9,08%; Capital Research: 6,99%; Vanguard: 4,09%; Wellington 

3,98%; eccetera. Ora, BlackRock e Vanguard insieme fanno oltre il 13% e vincono già, ma qui 

tocca iscrivere tra i Vanguard+, duole dirlo, anche Wellington. La storia delle relazioni societarie 

tra Vanguard e Wellington [4] è vecchia di oltre mezzo secolo. Wellington ha oggi una forma 

societaria cooperativa e appartiene ai suoi soci-lavoratori: “oggi Vanguard è il più importante 

cliente di Wellington, e Wellington è la maggiore società di gestione di Vanguard, con grande 

beneficio di entrambe le organizzazioni”. Quindi abbiamo Vanguard+ praticamente al 17%, e 

buonanotte al secchio. 

Sanofi (fig. 15) è francese ed è quotata principalmente a Parigi, ma le sue azioni sono anche 

disponibili sul Nasdaq (Sati Uniti) come American Depositary Shares (ADS). Ok. Troviamo 

BlackRock in terza posizione con 7,52%, e Vanguard in quinta con 3,38%. Insieme fanno il 10,9%, 

che è comunque superiore al primo azionista in classifica, cioè L’Oreal con il 9:47%. Niente da 

fare, vince ancora Vanguard+. 

L’ultima delle dieci maggiori compagnie farmaceutiche del mondo è GSK (fig. 16), americana. Ma 

che ve lo dico a fare: Dodge & Cox è in prima posizione con l’8,8%, ma poi abbiamo BlackRock a 

ruota con l’8,3% e Vanguard terzo con 4,34%. In settima posizione abbiamo State Street con un 

piccolo 1,7%, ma ogni piccolo accidente aiuta: Vanguard+ agilmente mette insieme un solido 

14,34%. 

Cari amici, sono sicuro che è stata dura arrivare fino qui, non si tratta di una lettura leggera. 

Piuttosto noiosa infatti. Ma anche se è stato uno sguardo rapido e senza pretese, una cosa sembra 

emergere al di là di ogni possibile dubbio. Partendo dal caso-Carlson, siamo finiti in un attimo in 

una tela di ragno che onestamente desta una profonda impressione. Abbiamo capito che il datore di 

lavoro di Carlson, Fox News, è controllato da una “famiglia” di poderosi fondi di investimento 

americani attivi sul mercato internazionale uniti dalla mutua compartecipazione azionaria. In 

particolare, abbiamo capito che in cima a questa famiglia, c’è Vanguard, che controlla le altre: 

BlackRock, State Street, JP Morgan, Goldman Sachs e altre ancora. Abbiamo chiamato questa 

famiglia Vanguard+. 

Ebbene, abbiamo visto che Vanguard+ controlla a sua volta tutte le 10 maggiore compagnie 

farmaceutiche del mondo. Sette su dieci di queste compagnie sono americane, e tutte sono quotate 

in borsa. Questo è il mondo di Vanguard+, che esercita il controllo attraverso la proprietà della 

maggioranza delle azioni di tutte queste compagnie. Tutte, nessuna esclusa. E di Fox, allo stesso 

modo. 

Ora, quando Tucker Carlson il 19 di Aprile se ne uscì con il suo fenomenale monologo [5] contro il 

complesso mediatico-farmaceutico, collegandolo alla storia controversa dei laboratori biologici a 

loro volta collegati al complesso militare americano in Ucraina e altrove, non andò contro i propri 

inserzionisti pubblicitari, infatti Fox non aveva in quel momento alcun inserzionista di Big Pharma. 

Andò però a toccare direttamente i proprietari di Fox, cioè dei suoi datori di lavoro. I quali sono – lo 

abbiamo appena visto – anche i primi proprietari di tutte le dieci maggiori industrie farmaceutiche 

del mondo.  

Per maggiore disgrazia, Carlson finì il monologo con un passaggio in video del discorso di 

candidatura alle presidenziali americane di Robert F Kennedy, pronunciato giusto poche ore prima. 

Questo è ciò che RFK Jr disse in quel passaggio, riferendosi alla guerra in Ucraina e alle 

responsabilità americane in essa: “Inizialmente ci è stato detto [da Joe Biden, SP] che l'obiettivo era 

umanitario. Molti dei passi che abbiamo intrapreso in Ucraina sembrano indicare che il nostro 

interesse è prolungare la guerra piuttosto che accorciarla, quindi se quelli sono i nostri obiettivi, di 

avere un cambio di regime ed esaurire le forze dei russi, essi sono completamente antitetici a una 

missione umanitaria”. Ma non è finita: ecco Carlson che visualizza un tweet dello stesso RFK che 

denuncia il disastro della politica estera dell’amministrazione Biden: “Il collasso dell’influenza 

americana sull’Arabia Saudita e l’alleanza del Regno Saudita con la Cina e l’Iran sono emblemi 

dolorosi del completo fallimento della strategia neo-con, volta a mantenere l’egemonia americana 

globale attraverso proiezioni aggressive della nostra forza militare. La Cina ha rimpiazzato l’impero 

americano con l’intelligente proiezione, all’opposto, del suo potere economico. Nel decennio 

appena trascorso il nostro Paese ha speso trilioni di dollari per bombardare strade, porti, ponti e 

aeroporti: la Cina ha speso la stessa cifra per costruire quelle stesse cose in tutti i paesi in via di 

sviluppo. La guerra in Ucraina è il collasso finale della breve vita del ‘secolo americano’ dei neo-

con”. 

Ora, capite bene che nelle parole di Robert F Kennedy c’è dentro tutto. C’è il disastro pandemico e 

la ciclopica corruzione dei vaccini, ma c’è anche la guerra americana per procura in Ucraina, la fine 

dell’egemonia del petro-dollaro come valuta di riserva mondiale, il declino industriale dell’America 

insieme alla fine della sua eccezionalità sul fronte energetico, e specialmente la connessione 

indissolubile tra il governo neo-con di Biden, il complesso industriale/militare e di intelligence e 

l’elite transanzionale a trazione finanziaria. Ci sono almeno vent’anni di infiltrazioni, corruzioni, 

guerre, destabilizzazioni, colpi di stato, massacri e assassinii, milioni di rifugiati, crimini di guerra e 

crimini contro la legge internazionale e la carta dell’ONU, da parte degli Stati Uniti. Tutto questo è 

il potere neo-con di Joe Biden e contro tutto questo Robert F Kennedy si candida alla presidenza 

degli Stati Uniti.  

Ma che centra con Tucker Carlson? D’accordo, Vanguard+ controlla Fox e Big Pharma. Ma, per 

quanto enorme, si tratta di un conglomerato di potere che ha i suoi limiti, no? Ormai lo avete capito 

che non è così, e che la realtà supera qui la più fervida delle immaginazioni. Fate attenzione: se lo 

stesso esercizio che ho appena applicato alle dieci maggiori industrie mondiali del settore 

farmaceutico, lo riapplico identicamente per i settori industriali di: armi; informazione e media; 

tecnologie elettroniche; cibo; energia e banche, troverò quanto segue [6]: Vanguard+ controlla allo 

stesso modo quasi tutte le maggiori industrie di tutti questi settori-chiave [7].  

Ora fate un respiro e rileggete l’ultimo periodo. Emerge questo: la colossale forza politico-

finanziaria delle maggiori multinazionali del farmaco (Pfizer, Johnson & Johnson, Astrazeneca…), 

e della guerra (Lockheed, Ratheyon, Boeing…), cioè dei due più ricchi mercati del pianeta, è nelle 

mani di Vanguard+. Non solo. Sono nelle stesse mani le altre industrie chiave come quelle 

dell’elettronica (Apple, Microsoft, Google, Amazon, Facebook, Samsung…) e del cibo (Pespi, 

Coca Cola, Nestlé…), e lo sono le maggiori industrie delle notizie, dei media e dell’intrattenimento 

(Netflix, Disney, Paramount, AT&T, Fox…). E lo sono le maggiori banche del mondo, fatta 

eccezione per quelle cinesi che perlopiù appartengono allo stato. Siccome non ci credete, e fate 

bene, controllate voi stessi [8].  

Capite bene che i nervi scoperti toccati da Tucker Carlson conducono agli interessi globali 

dell’intero conglomerato industriale multinazionale dell’occidente, ben oltre la questione del ricatto 

pubblicitario. Ma non è solo Carlson, ovviamente: ora capite bene perché Youtube stia facendo 

pulizia delle conferenze e delle interviste passate di Robert F Kennedy, che avevano milioni di 

visualizzazioni [9]: Youtube appartiene a Google, che appartiene a Alphabet, che appartiene a 

Vanguard+. I liberal neo-con non riescono proprio a trattenere il proprio impeto verso l’inclusività e 

la difesa delle minoranze. È più forte di loro.  

E ora fate un altro profondo respiro. Sono sicuro che ne avrete bisogno, perché ho un’ultima cosa 

per voi. Se esiste questa famiglia di grandi fondi d’investimento, e se abbiamo agevolmente 

dimostrato che essi non sono in competizione tra loro perché tutti controllati da uno di essi, 

Vanguard, la domanda che ne segue è: chi controlla Vanguard? La risposta è che… non lo 

sappiamo. Vanguard, ecco, non è quotata in borsa. Formalmente non è proprietà degli azionisti, ma 

dei propri clienti, cioè dagli investitori che usano i propri servizi. La verità è che chi ha in mano la 

compagnia privata che possiede l’intero mondo attraverso la più gigantesca rete di controllo 

proprietario che la storia abbia mai conosciuto, dotata di disponibilità finanziarie, informative, 

tecnologiche, politiche, militari, di intelligence e potenzialmente criminali letteralmente illimitate… 

nessuno lo sa. 

Quello che sappiamo è che Vanguard fu fondata nel 1975, ha sede a Filadelfia negli Stati Uniti, e 

che (fig. 17) il suo portafoglio di assets prese veramente il volo solo dopo il 2005, per raggiungere 

nel 2022 un valore complessivo superiore agli 8 trilioni di dollari, cioè $8.100.000.000.000 

(ottomila e cento miliardi di dollari). È questo il mondo in cui l’élite transnazionale dispiega le 

proprie strategie, ed è questo – quello di Vanguard+ – il mondo che sta crollando in pezzi per le 

ripetute crisi finanziarie globali. L’ultima di queste crisi, la “crisi dei repo” del Settembre 2019, ha 

causato una catena di disperate mosse contro-agoniche da parte delle élite, di cui la gestione 

lockdown/vaccinale della pandemia e la guerra per procura in Ucraina sono certamente parte 

integrante [10]. Basta guardare chi fu l’organizzazione che dettò i tempi e i modi della strategia 

finanziaria contro-agonica in quel frangente: ebbene sì, BlackRock, cioè Vanguard+ [11]. 

E ora, ditemi che il problema è il fascismo strisciante ma “eterno” di Meloni [12] o i teatrini festivi 

di Bassetti-Crisanti-Pregliasco [13]. 

[1] https://www.proclinical.com/.../who-are-the-top-10-pharma... 

[2] https://www.cnbc.com/.../the-covid-pandemic-drives... 

[3] https://www.youtube.com/watch?v=W_CSPBd6WsY 

[4] https://www.institutionalinvestor.com/.../The-Inside.... 

[5] https://www.youtube.com/watch?v=t9eN19qkZRk 

[6] Vanguard+ non è semplicemente una rete di controllo proprietario, evidentemente. Possiamo 

immaginarla come un conglomerato di interessi dotato tecnicamente di un coordinamento centrale. 

Nei tecnologici, in Apple per esempio, compare Berkshire Hathaway (fig. 18). Si tratta di un altro 

colossale fondo di investimento americano, diretto da Warren Buffett che detiene personalmente la 

maggioranza delle azioni (15,62%) ma è comunque molto vicino a Vanguard+: Vanguard, 

BlackRock e State Street insieme seguono a ruota (14,62%). Nei media, compare Reuters. Reuters 

appartiene storicamente alla Woodbridge Company che tuttora ne detiene la gran parte del 

pacchetto azionario (68,99%). Vanguard non la controlla in termini di proprietà azionaria, ma è 

tuttavia presente con un buon “cip” pari al 1,19%. Ma non c’è iniziativa di manipolazione cognitiva 

e propaganda mediatica cui Reuters non partecipi pienamente con tutta la sua (notevole) forza. Per 

esempio nel triangolo “Trusted News Initiative/First Draft/Reuters Institute for the Study of 

Journalism” contro la “disinformazione C***d (https://www.bbc.com/.../trusted-news-initiative-

vaccine...; https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/.../how...; https://firstdraftnews.org/about/ and 

https://firstdraftnews.org/.../coronavirus-resources-for.../ 

[7] Le poche eccezioni, dell’ordine del 10% delle 70 organizzazioni analizzate, sono industrie di 

stato (tipicamente cinesi), industrie quotate non nell’anglosfera, o industrie familiari non quotate in 

borsa. 

[8] Per facilitare il lavoro, vi ho raccolto le informazioni già elaborate nel pacchetto che potete 

scaricare qui: https://www.dropbox.com/.../APPENDICE%20a_Tucker... 

[9] https://www.youtube.com/watch?v=Eg3i3uZo4Q8&t=225s 

[10] https://www.lafionda.org/.../capitalismo-senile-e.../ 

[11] https://www.lafionda.org/.../paradigma-covid-collasso.../ 

[12] https://www.repubblica.it/.../fascismo_meloni_europa.../ 

[13] https://www.youtube.com/watch?v=rLzRGIaoYMw 


 

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