Sunday, 1 May 2011

La profezia biblica sugli ultimi tempi (III parte)

 

I cristiani nominali e il rifiuto di ricevere il Messia.

Non amano la Sua apparizione, perciò non vogliono saperne nulla.

C’è poi un’altra ragione per cui la profezia biblica si trova sotto silenzio: la scelta di non sapere. Così facendo, tante persone si fanno del male da sole perché scelgono di non sapere.

Questo accade perché molti sono cristiani solo di nome, e non vivendo una vera comunione con Cristo, sono come pecore smarrite senza la guida dello Spirito Santo di Dio. Alla luce di ciò, non desta sorpresa il fatto che molti non siano pronti a dare il benvenuto a Cristo, il Messia che torna per essere sovrano sulla terra. Il re Davide parlò anche dell’indifferenza delle nazioni riguardo l’annuncio profetico della venuta del Messia (Salmo 2) alla fine dei tempi. Detto questo, uno si aspetterebbe che il tema della seconda venuta di Cristo in veste di Re dei re debba essere motivo di gioia nella chiesa di Dio (“chiamata fuori”), tanto che, gran parte di quella versione poetica della profezia veterotestamentaria (specialmente nell’ultima parte del libro di Isaia) parla esplicitamente del futuro glorioso regno millenario. È una buona buona notizia, il “Vangelo del Regno”, che porta salvezza, miracoli e guarigione a tutti gli uomini sulla terra (Matteo 4:23; 9:35). Questo “Vangelo del Regno” è destinato ad essere predicato in tutto il mondo (Matteo 24:14). Ne consegue che la

seconda venuta di Gesù Cristo sarà un momento magnifico della storia, eppure, non vogliamo sentirne parlare!

Ma che tipo di regno stabilirà il nostro Messia quando tornerà? Sarà un regno di tipo religioso che si dovrà stabilirà nel nostro cuore (così come congetturato da Agostino)? Sarà forse quel regno “dominionista” della “Chiesa” come sostengono gli anti-millenaristi? O c’è forse di più? Il regno di Dio si manifesterà quale potere spirituale e politico, qui in terra, con Cristo come Messia regnante su tutte le nazioni dal trono di Gerusalemme!

Ciononostante, molti di noi pensano che il regno di Dio non sia nulla di più di un’idea religiosa. Abbiamo dunque un problema ad accettare l’incarnazione di Cristo. Non vogliamo che Egli torni nello stesso cosmo da Lui creato e redento con il Suo stesso sangue. La chiesa è apatica di fronte al ritorno del suo Principe e giace sonnolente come la bella addormentata. Il veleno dello gnosticismo religioso è nell’aria.

Lo spettro dello gnosticismo vuole tenere Cristo segregato in paradiso, mentre l’umanità vuol tenere per sé il suo piccolo “mondo senza fine”. Questo è quello che ostacola la Parola della verità sulle profezie degli ultimi tempi.

Lo gnosticismo pone un muro divisorio tra cielo e terra, una barriera che nessuno può attraversare. Eppure lo stesso Giacobbe vide una scala che saliva al cielo, e Gesù, definì se stesso la Via che conduce a Dio (Giovanni 1:51). Questo è molto strano: ci definiamo cristiani ma non vogliamo che Cristo torni a regnare sulla terra. Il Suo regno millenario non è quindi necessario. Non Lo vogliamo qui.

Per ben 1700 anni ha regnato questo tipo di visione anti-millenarista atta a negare il futuro governo di Cristo su questa terra. Tale nozione è ancora profondamente radicata in molte delle più antiche denominazioni cristiane. Questa vecchia dottrina medievale, appoggiata da re e principi, non è stata toccata dalla riforma. Gli anti-millenaristi allegorizzano, spiritualizzano e “vaporizzano” tutti i riferimenti scritturali al regno di Dio sulla terra. Furono Origene e Agostino d’Ippona ad iniziare il processo di riduzione allegorica dei riferimenti biblici al regno di Dio sulla terra a semplice Era della Chiesa. Ma la Bibbia ci dice chiaramente che il millennio del Messia sarà un vero regno, qui su questa terra. Sei volte in sette versetti ci viene ribadito che il regno e il governo di Cristo dureranno per mille anni (Apocalisse 20:1-7). Eppure noi siamo ancora restii al messaggio. Non vogliamo ascoltare.

Il Messia e i Suoi santi alla fine dei tempi, nel Millennio a venire e nei nuovi Cieli e nuova Terra.

Se Gesù sta per tornare su questa terra, che tipo di Messia sarà? Fortunatamente la risposta non è lasciata all’immaginazione. Il nostro Messia tornerà nella stessa forma che aveva quando se n’è andato.

Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi. E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto, ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo». (Atti 1:9-11)

Il nostro Messia tornerà nel Suo risorto corpo spirituale. Sarà quello stesso concreto Gesù che è apparso ai discepoli, dopo la resurrezione, insegnando loro ed esortandoli mentre passeggiavano insieme sulla via di Emmaus (Luca 24:13-32). Sarà lo stesso concreto Gesù che fu in compagnia di Pietro e degli altri discepoli quella mattina in cui preparò il pesce per loro sulla riva del lago (Giovanni 21:1-14). Il nostro Messia risorto non tornerà come un fantasma o come una visione mistica, non sarà un frammento di superficiale timore religioso, né verrà rinchiuso in qualche sorta di allegoria. Nemmeno sarà come l’immagine filtrata attraverso i vetri opachi di una cattedrale. Infatti, abbiamo una testimonianza che mette a tacere tutte queste vaghe nozioni. Tommaso credeva che il Cristo risorto fosse solo uno spettro, ma quando Gesù apparve nella stanza al piano superiore poté verificare di persona che Gesù, nel Suo nuovo e risorto corpo spirituale, era una solida forma umana. Tommaso vide e toccò le ferite di Cristo esclamando: “Mio Signore e mio Dio!”.

Che possiamo dire? Il corpo spirituale in cui Gesù si rivelò ai Suoi discepoli sembra avesse le proprietà della materia e della luce. Egli apparve all’improvviso e così rapidamente scomparve, eppure il Suo corpo poteva essere toccato e aveva una consistenza solida. I Suoi discepoli lo videro in varie occasioni dopo la resurrezione, ed Egli aveva lo stesso corpo spirituale anche mentre ascendeva al cielo. Dopo la Sua ascesa, gli angeli si riferirono ai discepoli dicendo semplicemente che Gesù sarebbe tornato nella stessa forma e nello stesso modo in cui è stato visto lasciare la terra duemila anni fa. Quindi, il nostro Messia, apparirà in un corpo spirituale con una solida forma umana. Dopo tutto, non è Egli forse il Figlio dell’Uomo?

Cristo tornerà come sovrano e come sacerdote per regnare su questa terra.

Perché il Messia deve venire? Innanzi tutto è certo che qualcuno dovrà venire presto per assumere il dominio globale. Qualcuno dovrà venire per assicurare la vera pace e sicurezza. Questo mondo si sta scollando. Questo povero mondo affamato, malato, inquinato e lacerato dalle guerre sta invocando a gran voce la venuta di un simile sovrano. Il palcoscenico è pronto ad ospitare l’atto finale dell’opera. Ci sarà con certezza una fine per questa malvagia era presente e una “chiusura” della rampante, e sempre crescente, ribellione umanistica a Dio. La storia deve giungere al suo apice designato.

Dopo le tragiche vicende legate ai quattro cavalieri e dopo che la chiesa avrà mandato il suo ultimo testimone, al quinto sigillo il nostro Messia tornerà. Salverà il pianeta dalla sua autodistruzione nucleare e dalla politica di “Distruzione Mutua Assicurata” (M.A.D.) sotto cui viviamo ora. La potenza della Sua venuta distruggerà il falso Messia, l’Anticristo e metterà fine al dominio del suo marchio 666 (2 Tessalonicesi 2:8). Il Messia giudicherà i malvagi e salverà il Suo popolo eletto dai suoi nemici. Dopodiché, Egli si siederà a giudicare tutte le nazioni, separando le pecore dai capri (Matteo 25:31-46). Egli stabilirà il Suo regno millenario, un’età dell’oro, sulla terra (Apocalisse 20:1-10) e su questo pianeta, vi sarà, alla fine, pace tra gli uomini. Verranno ristabiliti i regni delle piante e degli animali, sorgenti sgorgheranno dai deserti e le terre desolate fioriranno come la rosa (Isaia 35:1-2). Ci sarà gioia tra gli uomini e la creazione tornerà all’armonia e alla bellezza che conosceva un tempo (Isaia 55:12-13).

Un atteggiamento ostile degli umanisti verso il trono di Davide e la rabbia delle nazioni verso il ritorno di Cristo come Messia.

Detto ciò, perché la riluttanza ad accettare queste realtà? Abbiamo noi, come chiesa, assunto la mentalità dei governanti e dei principi di questo mondo con cui abbiamo instaurato un legame? Forse anche noi, come loro, abbiamo assunto un atteggiamento ostile verso il trono di Davide? Anche tra gli evangelici il pensiero di un ritorno di Gesù in questa vita, per regnare e governare sopra questa terra come Messia, tende a dare problemi: non siamo ancora pronti per il Suo ritorno; vogliamo prima divertirci un po’, o almeno così pensiamo.

Così, nella gran parte delle chiese il millennio del Messia non è predicato, insegnato o portato come soggetto di discussione. Ad esempio, è bandito ufficialmente dal movimento delle Tre Autonomie nella chiesa cinese, oppure, non vengono letti pubblicamente passi biblici relativi alla seconda venuta o al regno millenario del Messia nella chiesa episcopale/anglicana perché questo soddisfa la maggior parte delle persone che vi partecipano: un simile argomento potrebbe limitare la libertà, irritare e perfino insinuare timore in chi ascolta.

Perché avviene questo? L’escatologia è forse un soggetto oscuro e inquietante? Le profezie bibliche sugli ultimi tempi riguardano tutte morte e distruzione? Niente affatto. È la nostra riluttanza ad avvicinarci a Dio che rende questo argomento pauroso. L’apocalisse è la rivelazione della gloria di Cristo. Una vista magnifica si stende davanti a noi e, dunque, come mai la profezia degli ultimi tempi è invariabilmente bollata come “sinistra” e “negativa”? La semplice risposta è che noi non abbiamo ancora messo del tempo a disposizione per conoscere il Re che viene e, naturalmente, ne consegue che non siamo ancora pronti per la Sua venuta e per prendere la nostra parte di responsabilità nel Suo regno. Abbiamo “molto da vivere”, o così almeno diciamo perché siamo bloccati da questa nozione che il nostro livello di piacere personale subirà una discesa in picchiata se ci impegniamo completamente con Gesù Cristo. Questa, ovviamente, non è la verità.

Possiamo chiedere a qualunque cristiano perseguitato, in Cina o in Egitto, anche nel bel mezzo di processi e interrogatori, se cambierebbe quello che ha in Cristo per qualsiasi cosa il mondo abbia da offrire. Lui o lei sorriderebbe e direbbe: “Mai!”. Ma qui, in occidente, il troppo indulgente credente cristiano non ne sarebbe così sicuro. Noi dobbiamo ancora fare molte scoperte. Nel profondo di noi stessi tendiamo a credere che la Sua venuta sarà un male per noi. Il fatto è che molti cristiani nelle nazioni occidentali non vogliono nemmeno sentir parlare di una seconda venuta, figuriamoci della venuta del Messia per regnare su questo mondo per mille anni. Oh certo! Noi cantiamo inni sul “Regno di Cristo” a venire, ma preferiamo tenere questa “venuta” come una realtà esistente solo nel nostro cuore. Possiamo anche alzarci in piedi quando viene cantato il coro dell’Hallelujah del Messiah di Händel:

“I regni di questo mondo, ora sono diventati il Regno del nostro Signore, e del suo Cristo. Ed Egli regnerà per sempre e sempre!”.

Ma quando si viene al dunque, a dover scegliere preferiremmo continuare a stare sotto le autorità di questo mondo. Vi abbiamo investito troppo e ci stiamo divertendo, o così crediamo. Anche se percepiamo chiaramente i segni della dissoluzione, siamo lieti di vedere preservato il sistema attuale di questo mondo sotto il controllo dei suoi governanti umanisti. Qui, nei ricchi paesi della “cristianità” occidentale, anche gli evangelici vogliono che “la festa continui”. Ma i tempi stanno cambiando, così come le nostre opinioni. Anche in questo momento i nostri eserciti si stanno radunando nel medio oriente e, mentre facciamo guerra ad Ismaele, tra le ombre dei monti caucasici si sentono brontolii minacciosi ai cancelli di Gog. Di mese in mese le forze militari occidentali si avvicinano sempre di più alla valle di Meghiddo. Non è forse giunto il tempo per noi di accostarci a Dio?

C’è un vecchio proverbio che dice: “L’ignoranza è madre della felicità e beatitudine sensuale” (cit. Giordano Bruno, Eroici Furori, 1585, n.d.t.). Ma mentre il popolo di Dio non ha ancora realizzato che il suo Messia sta per tornare, le potestà dell’aria e i principi di questo mondo ne sono invece più che consapevoli e temono la “venuta del tempo” (Matteo 8:29). Il governo che controlla le nazioni del G7, nazioni di cui noi siamo cittadini, sta infatti segretamente cospirando con furia contro la Sua venuta. La trama s’ispessisce e la storia sacra ci trascina con sé verso il suo apice. Gli eventi si manifesteranno esattamente come sono stati descritti dai profeti di Israele più di duemila anni fa.

Come si aprirà la scena finale di quest’era? Uno dei sicuri elementi principali sarà che l’accordo tra chiesa e stato si andrà dissolvendo e i santi pellegrini se ne chiameranno fuori. Molti direbbero che questo non potrà mai accadere ma, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo sentito molte volte parlare di “separazione tra stato e chiesa”. È un fatto molto grave dato che l’unione di questi due elementi ha tenuto – più o meno – insieme la società per almeno 1700 anni.

L’accordo stabilito dalla chiesa durante il Concilio di Nicea nel 325 d.C., fu un evento straordinario e potrebbe ripresentarsi come ri-negoziato. Noi non sappiamo esattamente cosa significhi questo ma i capi religiosi, che lo sanno, sono preoccupati. Hanno motivo d’esserlo?

È una domanda interessante. La risposta è che dipende da quale regno essi stanno servendo. La chiesa cinese non ha legami con il governo e la gran parte di essa rimane nascosta e si muove nell’ambito domestico. Essi non hanno grandi edifici di culto alla luce del sole come abbiamo noi eppure la loro chiesa, fatta di pietre viventi, si sta straordinariamente espandendo. Non ha l’inutile protezione della politica o del governo, eppure è una chiesa vitale e fruttuosa che sta facendo un lavoro migliore di quello della chiesa occidentale.

Durante il XIX secolo siamo stati noi a mandare nell’estremo oriente i primi missionari e ora, da lì, devono venire ad insegnare loro a noi un po’ di cose. La chiesa cinese, piena di fedeli molto giovani, sta facendo un ottimo lavoro sotto la persecuzione. Ogni sette anni, dall’inizio del governo rivoluzionario installato da Mao Tse Tung nel 1949, e poi sotto la Guardia Rossa, la chiesa cinese è sempre raddoppiata di numero, nonostante la persecuzione non abbia allentato la presa. Il Dragone si infuria contro l’Agnello di Dio, ma sta avendo filo da torcere.

Gesù ha detto a Pietro: “Io edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non la potranno vincere” (Matteo 16:18).

È un fatto triste da dover riportare ma qui, nella stabile chiesa occidentale, non siamo così certi di questa affermazione di Cristo. Lo spettro dell’Ordine del Nuovo Mondo sembra che debba presto o tardi avere la meglio sulla Pax Americana. Questo è un fatto che ci preoccupa tutti e, in particolare, preoccupa i cristiani americani. Molti capi religiosi stanno reagendo diventando più attivi politicamente nel movimento per i diritti dei cristiani. Molti stanno scappando verso le “autorità che esistono” (in originale “powers that be”, vedi Romani 13:1, n.d.t.) per sedersi intorno alle tavole rotonde delle potenze mondiali emergenti. Sono ansiosi di trovare quello di cui hanno bisogno per poter mantenere lo status quo e, con esso, il loro potere ecclesiastico. Ma tutti i loro sforzi saranno inutili.

Il fatto è che l’elite di questo mondo pagano non ama molto il nostro Messia. Anche nei paesi con un governo democratico, i figli di Dio non superano mai il 51% della popolazione, quindi la nozione di “maggioranza conservatrice” è una mera illusione. Le folle, anche nelle cosiddette “nazioni cristiane”, sono nella sostanza come quelle che duemila anni fa si radunarono davanti a Pilato. Esse sono contro Dio e contro il Suo popolo eletto. Quando Ponzio Pilato espose alla folla il Cristo sofferente e chiese loro quale giudizio riservarGli, quelle persone, che avrebbero dovuto riconoscere il Dio degli ebrei, cosa risposero? Dissero: “Crocifiggilo!”. Essi preferirono salvare un “vincente”, qualcuno che militava in una vera crociata, uno zelota di nome Barabba. Le folle di oggi sono forse diverse da quelle dell’epoca?

I principati e le potestà di questo mondo odiano il nostro Messia. Essi vogliono che Lui e il Suo giusto regno se ne stiano buoni in cielo o comunque lontani da loro. Il loro piano, come al solito, è quello di contaminare, degradare e screditare il popolo eletto di Dio, che si tratti di ebrei o di cristiani. Essi tentano di porre il paganesimo nel luogo santo, che si tratti del nostro cuore o della città santa di Gerusalemme (Matteo 24:15). Gli evangelici sono emarginati e alienati rispetto alla cultura popolare e, in tutto il mondo, più di 500 cristiani ogni giorno muoiono per la loro fede in Gesù Cristo.

Gli ebrei, discendenti della tribù di Giuda e possessori del trono di Davide, sono ugualmente disprezzati. Una larga fetta delle risoluzioni delle Nazioni Unite riguarda il causare dolore al piccolo stato di Israele. Le potenze mondiali cercano continuamente di portare Israele alla resa e alla consegna dello scettro della sovranità, nonché a dividere la sua terra e cederne dei pezzi ai palestinesi. Perché questo attacco simultaneo al sacerdozio e al regno di Dio. Che sta accedendo esattamente?

Tremila anni fa il re Davide scrisse un canto riguardante la cospirazione della nazioni alla fine dei tempi. Il Salmo 2 ci dice che le nazioni si leveranno nella loro ira e si uniranno per complottare contro il dominio del Messia che deve venire. Questo sta avvenendo con crescente ferocia. Lo abbiamo visto nelle grandi guerre del XX secolo e nell’orrido massacro ed olocausto degli ebrei prima e durante la seconda guerra mondiale. Ora, all’inizio del terzo millennio dalla Pentecoste, il fulcro politico e militare del mondo si sta spostando nel medio oriente. Israele, e in particolare la città di Gerusalemme, è come al solito nel mirino. I regni di questo mondo sono ostili al regno di Dio e i principati di questo mondo, umani e angelici, bramano il possesso e la contaminazione della terra e del popolo di Dio. Vogliono ritardare e ostacolare il piano del ritorno del Messia, mozzare e distorcere le informazioni delle profezie bibliche sugli ultimi tempi, trasformandole in disinformazione.

… continua con la IV parte

I PARTE; II PARTE

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http://www.sequenzaprofetica.org/2011/04/la-profezia-biblica-sugli-ultimi-tempi-iii-parte/

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